di Terrence Malick
con Brad Pitt, Sean Penn e
Jessica Chastain
USA, 2011
“Ci sono due vie per affrontare
la vita: la via della Natura e la via della Grazia”. Sono queste le parole con
cui una madre spiega al figlio, Jack, il significato della vita. Il regista,
Terrence Malick, accompagna lo spettatore in una sequenza mozzafiato di
immagini visionarie che cercano di spiegare il senso della presenza dell’uomo
sulla Terra e la sua impotenza dinnanzi alla magnificenza e all’implacabilità
della Natura, tanto generosa nel dare la vita, ma altrettanto crudele nel
toglierla.
Incontriamo Jack ormai adulto: è
un uomo affermato e di successo, ma non trasmette sicurezza, anzi, il suo
vagare confuso e frastornato per la città comunica un senso di forte disagio,
accompagnato da un suono ovattato che copre tutti i rumori e i suoni della
strada, quasi che egli voglia estraniarsi dal mondo. E infatti la sua mente
inizia a vagare in un susseguirsi di flashback che lo riportano alla sua
infanzia, negli anni Cinquanta, trascorsa in una piccola cittadina insieme ai
genitori e ai due fratelli minori. La vita di Jack è stata segnata
dall’educazione del padre, un uomo autoritario e aggressivo che non esita a
ricorrere alle maniere violente per insegnare ai figli che devono farsi
rispettare in un mondo pieno di gente senza scrupoli. Il padre pretende dai
figli rigore, disciplina e obbedienza, oltre a gesti di affetto – che nella sua
visione rientrano nei doveri dei figli verso il genitore – come il bacio della
buona notte. Questa è l’unica forma di amore che Mr. O’Brien conosce. Agli
antipodi, invece, la madre: donna remissiva e sottomessa al marito, dolce
e amorevole verso i figli. La madre
insegna loro il vero significato della famiglia e dell’amore, che vince su tutto,
anche sul dolore per la perdita prematura del figlio minore. La madre affronta
la vita seguendo la via della Grazia, caratterizzata dalla dolcezza e dalla
compassione; il padre secondo la via della Natura, dove predomina l’istinto per
la sopravvivenza.
In un turbinio di immagini evocative
prive di dialogo e accompagnate dalle voci fuori campo di Jack, della madre e
del padre, allo spettatore viene mostrato un pezzo di vita di una famiglia
qualunque. La loro esistenza, seppur vissuta intensamente da ciascuno di loro,
è solo una microscopica e insignificante presenza nella storia della Terra: ce
lo dimostrano le suggestive immagini che illustrano l’evoluzione delle specie
viventi, dagli elementi naturali, ai primordiali organismi cellulari sino ai
dinosauri. La Natura
fa il suo corso, indipendente dalla presenza dell’uomo, che è solo una delle
tante specie che popolano la
Terra, esattamente come i dinosauri prima di lui e, chissà,
forse destinato ad estinguersi come loro tra milioni di anni. La Natura e la Terra continueranno ad
esistere; a testimonianza di ciò vi è
l’albero della vita, una pianta maestosa che si erige a presenza costante in
tutte le epoche, sin dalle ere più antiche e che ritroviamo vicino alla casa
degli O’Brien in tutta la sua magnificenza. L’albero rimane immobile e
immutato, presenza costante e testimone del susseguirsi delle ere geologiche e
dell’evoluzione della specie. Anche l’acqua, simbolo di movimento e mutamento,
è un elemento costante: ambiente che genera i microrganismi primordiali prima,
luogo di morte per un coetaneo di Jack in seguito.
Tornato bruscamente al presente,
Jack viene proiettato in una dimensione onirica: si trova su una spiaggia in
riva al mare, ove ritrova le persone della sua infanzia che si immergono felicemente
nell’acqua, simbolo di purezza e di rinascita. Egli ritrova anche i genitori e
i due fratelli. Jack può ora ricongiungersi al fratello morto e riconciliarsi
con il padre, espiando il peccato di aver desiderato la sua morte in gioventù.
Un film intenso, allegorico e
ricco di simboli, che intreccia temi come la piccolezza dell’uomo nel disegno
dell’universo e le conseguenze che i rapporti conflittuali con i genitori
possono generare nei figli.