Bridget Jones è la single per
eccellenza. La trentenne che combatte con la bilancia e il vizio del fumo e che
non riesce a trovare un fidanzato è nota a tutti, non solo ai lettori, grazie
alla trasposizione cinematografica dei romanzi di Helen Fielding Il diario di Bridget Jones (1996) e Che
pasticcio, Bridget Jones! (1999).
Il successo dei film ha spinto
l’autrice a scrivere anche un terzo romanzo, dal titolo Bridget Jones, un amore di ragazzo (2013), per completare la saga
della single più amata dai lettori del genere “chick lit”, letteralmente “letteratura per pollastrelle”, che
comprende tutti quei romanzi d’amore destinati a un target femminile.
I tre libri sono indubbiamente
romanzi di svago e di facile lettura, si leggono in breve tempo e sono anche divertenti,
grazie alle imprese tragicomiche di cui la buffa e impacciata Bridget è
protagonista.
I tre romanzi seguono la vita di
Bridget attraverso gli anni, che da donna single prima si fidanza e poi diventa
madre. Ebbene sì, anche Bridget Jones riesce nella titanica impresa di sposarsi
e avere dei figli con l’amato Mark Darcy, anche se non mancano colpi di scena e
brutte sorprese per i fan della coppia Bridget-Mark.
E tuttavia, da questi romanzi ho
tratto spunto per riflettere sulle aspettative che la società moderna riversa
sulla donna, che pare debba seguire l’iter predefinito di fidanzamento –
matrimonio – maternità. Se la donna non segue questo percorso, gli altri la
compatiscono e la giudicano, dietro un malcelato sorrisetto di convenienza,
come un essere egoista che sta sprecando il poco tempo che le rimane del suo
orologio biologico.
Per leggere l’articolo completo
che ho scritto per la rivista Libreriamo, cliccate qui...
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