venerdì 11 marzo 2016

La casa degli spiriti, la dittatura cilena raccontata tra storia e narrativa



Ero una ragazzina quando ho visto per la prima volta il film La casa degli spiriti (1993) di Bille August. Ero rimasta incantata dalla storia della famiglia Trueba e dei personaggi femminili che popolavano le vicende di questa saga ambientata nel Cile del secolo scorso.
All’epoca non disponevo ancora di internet, quindi era inimmaginabile potersi informare sul film, sul regista e sugli interpreti. Ma, fortuna volle che ne parlai con mia mamma e lei mi disse che La casa degli spiriti era anche un romanzo di Isabel Allende (pubblicato nel 1982) e che quel libro era proprio uno dei suoi preferiti e si trovava su uno degli scaffali della libreria di casa.
Appena scovai il libro ne fui felicissima e lessi tutto d’un fiato la quarta di copertina e…bingo! Era proprio quello (sono scoperte che, quando sei una giovane lettrice in erba e non esiste wikipedia, ti esaltano come la scoperta di un tesoro).
Ovviamente iniziai a leggerlo subito ed ebbi modo di scoprire che il libro era ancor più bello del film. Mi lasciai trasportare nel mondo evocato da Isabel Allende e dai suoi personaggi. Man mano che leggevo la storia, chiedevo informazioni a mia mamma e lei mi raccontò del Cile, del presidente Allende (cugino del padre dell’autrice) e della dittatura di Pinochet; fatti storici, questi, attorno ai quali ruota la saga della famiglia Trueba e che ne influenzano la vita e le scelte dei personaggi.
Continuate qui la lettura dell'articolo, sulla rivista Libreriamo..

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