di Sam Mendes
USA, 1999
con Kevin Spacey, Annette Bening,
Thora Birch e Mena Suvari
Dieci riscritture della
sceneggiatura e un minuzioso lavoro su personaggi, inquadrature, ambienti e
musiche per cinquanta giorni di riprese. Ecco come è nato uno dei capolavori
del cinema contemporaneo, American Beauty di Sam Mendes, il quale ha vinto
l’Oscar come miglior regista.
Niente male, se si pensa che è
stato il primo film che Mendes ha diretto come regista cinematografico, dopo
numerosi anni trascorsi nel teatro.
Il progetto di American Beauty
nasce dalla mente di Alan Ball, che nel 1997 scrive la sceneggiatura del film
(per la quale vincerà l’Oscar come migliore sceneggiatura originale), i cui
diritti vengono acquistati dalla DreamWorks di Steven Spielberg. Dopo diversi
registi scartati, la sceneggiatura viene sottoposta a Sam Mendes, il quale ne è
entusiasta e viene incoraggiato dallo stesso Spielberg a dirigerne il progetto.
Sicuramente Mendes ha compiuto un
ottimo lavoro, realizzando un film divenuto cult, soprattutto per la
famosissima scena in cui il protagonista, Lester Burnham, sogna l’amica della
figlia adolescente, Angela, nuda sotto una pioggia di petali di rose rosse, della
specie “American Beauty”.
Queste rose sono quelle che la
moglie di Lester, Carolyn, coltiva nel loro perfetto giardino, nella loro
perfetta e immacolata villetta. I due sono, insomma, la tipica quanto
stereotipata famiglia borghese americana.
La voce fuori campo di Lester ci
racconta della sua vita, che trascorre in un tranquillo sobborgo tra le pretese
di una moglie petulante e frustrata che cerca di affermarsi nel settore
dell’immobiliare, un lavoro d’ufficio per nulla appagante e una figlia
adolescente, Jane, che si rifiuta di parlare con lui.
L’esistenza di Lester sembra
volgere al peggio, quando una sera si manifesta ai suoi occhi l’immagine di una
visione paradisiaca: Angela, un’amica della figlia sedicenne, in tenuta da
cheerleader che sgambetta sul campo da gioco di una partita della scuola. La
ragazza è l’esatto opposto di Jane: tanto Jane è solitaria, chiusa e
intelligente, quanto Angela è superficiale e attenta solo all’apparenza.
L’uomo rimane ammutolito dinnanzi
ad Angela, come un adolescente alla sua prima cotta. Sua figlia Jane se ne
accorge subito, mentre Carolyn, sempre interessata solo a se stessa, non nota
il cambiamento del marito.
Deciso a sedurre Angela, come se
si fosse improvvisamente svegliato da un incubo, Lester capisce la banalità
della sua vita, soggiogata dalla regole sociali e dalle aspettative che gli
altri hanno su di lui. Darà così luogo a una serie di cambiamenti drastici: si
licenzia per trovare un lavoro privo di responsabilità in un fast-food, si
compra l’auto dei propri sogni, inizia a fare attività fisica in vista della
conquista di Angela e inizia a fumare marijuana.
Lo spacciatore che rifornisce
Lester è il suo giovane vicino di casa, Ricky, nonché nuovo fidanzato di sua
figlia. Ricky è un ragazzo molto sensibile e solitario, che ama riprendere
tutto con la sua videocamera. Suo padre, il colonnello Frank Fitts, è un uomo
violento e repressivo che cerca di mantenere il controllo sul figlio. Ricky,
tuttavia, è molto scaltro nel tenere nascosta la sua attività di pusher, che
gli permette di comprare molte apparecchiature tecnologiche di cui ama
circondarsi nella solitudine della sua stanza.
Nel frattempo, mentre la
relazione tra Jane e Ricky diventa sempre più seria tanto che i due pianificano
una fuga d’amore, Lester passa al piano d’attacco per sedurre finalmente
Angela.
Il momento tanto sognato da
Lester sta per diventare realtà: è riuscito a rimanere solo in casa con Angela
che, dopo un litigio con Jane e Ricky, cerca conforto proprio nell’uomo, ben
consapevole delle sue intenzioni. L’incontro tanto agognato non andrà
esattamente come Lester immaginava da mesi, ma emergerà di lui un lato umano e
sensibile che lo farà rivalutare nonostante la sua pessima idea di sedurre la
sedicenne Angela.
In questa notte, che potrebbe
essere come tante altre ma non lo sarà, ha inizio un crescendo di eventi ed
emozioni che travolgono tutti i personaggi, che si ritroveranno tutti, chi per
un motivo e chi per un altro, nella casa dei Burnham, segnandone per sempre il
destino: un colpo di pistola e la fine di una vita.
La bravura interpretativa degli
attori – basti citare Kevin Spacey – porta i personaggi a un livello eccellente
di credibilità tale per cui lo spettatore si lascia coinvolgere nei loro litigi
e nella loro vita al punto da schierarsi con l’uno piuttosto che con l’altro.
E, tuttavia, si deve molto anche
al lavoro di Sam Mendes: le musiche, la fotografia, le inquadrature e gli
ambienti contribuiscono a completare il quadro perfetto di questa imperfetta
famiglia americana.
Il film tratta inoltre di
numerose tematiche, quali la famiglia come trappola, la frustrazione della vita
quotidiana, gli schemi sociali, l’apparenza, l’incomunicabilità nelle
relazioni, l’egoismo e, soprattutto, la ricerca della bellezza. C’è chi coltiva
la bellezza apparente, quella effimera ed esteriore (come Angela e Carolyn) e
chi invece è alla ricerca della vera bellezza, quella che va oltre l’apparenza
ed è negli occhi di guarda, magari attraverso una videocamera come fa Ricky, o
rivalutando la propria esistenza, come ha fatto Lester.