di Matt Ross
USA, 2016
Mi aspetto sempre molto
dalle interpretazioni di Viggo Mortensen, uno degli attori che
ultimamente apprezzo molto. Ha interpretato in maniera convincente
molti ruoli, dando prova di grande camaleontismo: un padre di
famiglia dall'oscura identità in A History of Violence
(2005, di David Cronenberg), il padre fondatore della psicoanalisi –
ovvero, Sigmund Freud – in A Dangerous Method (2011, sempre
di David Cronenberg) e un pluri-tatuato criminale russo in La
promessa dell'assassino (2007, nuovamente diretto da David
Cronenberg).
E questi sono solo
alcuni, tra i miei film preferiti. Anche in Captain Fantastic,
Viggo Mortensen si veste di un ruolo assai ambiguo e controverso, non
certo da “buono”: interpreta Ben Cash, devoto marito e padre di
famiglia di cinque ragazzi sani e intelligenti (Bodevan, Kielyr,
Vespyr, Rellian, Zaja e Nai). L'originalità dei nomi dei figli è un
indizio della stravaganza che caratterizza questa famiglia, perché
quella di Ben non è sicuramente una famiglia “normale”. Per
capirlo, basta guardare la prima scena del film: Bodevan, il figlio
maggiore, uccide a mani nude un alce nel bel mezzo di un bosco,
ammirato dai fratelli e dal padre per aver degnamente concluso la
prova del rito di passaggio all'età adulta.
Ebbene, Ben e i figli
vivono in una casa-capanna dispersa nel verde dello Stato di
Washington, completamente isolati dal resto del mondo. Leslie, la
moglie, è ricoverata in ospedale per problemi mentali e Ben si
occupa dei figli attraverso un rigido programma educativo, che
prevede lo studio – anche per i più piccoli della famiglia –
delle opere dei grandi pensatori marxisti e prove fisiche estreme,
come scalare una parete di roccia sotto l'acqua (e con una caviglia
rotta).
Ben ha le idee molto
chiare: il suo obiettivo è preparare i figli ad affrontare i
pericoli della vita sottoponendoli a duro esercizio fisico e
affinando il loro intelletto. E, tuttavia, questi figli non sanno
nemmeno cosa sia la vita al di fuori del bosco: sono capaci di
procacciarsi la cena a mani nude e di citare a memoria gli
emendamenti della Costituzione americana, ma non si sono mai
relazionati con nessuna persona al di fuori della famiglia.
Come prevedibile, ecco
che all'improvviso gli eventi conduco a una svolta: Leslie si suicida
e Ben e i figli vogliono partecipare al suo funerale, organizzato dai
genitori di lei, i quali – sorpresa! – detestano il genero e lo
incolpano della malattia e del suicidio della figlia.
Ben si sente pronto ad
affrontare i suoceri, che gli hanno proibito di partecipare al
funerale, per sottrarre il corpo della moglie e bruciarlo e
disperderne le ceneri, come da sue volontà. Così, questo uomo
burbero e rigido carica su un pulmino i figli e parte alla volta del
Nuovo Messico, attraversando numerosi Paesi e città. Per i cinque
ragazzi si tratta di un'avventura avvincente che offre loro
l'opportunità di vedere per la prima volta un hamburger, una bottiglia di
Coca-Cola, un supermercato e tutti quei luoghi e oggetti simbolo del
consumismo americano. Inoltre, il viaggio è per loro un'opportunità
per conoscere le persone e relazionarsi con loro.
Il padre, invece, reputa
il viaggio un difficile percorso a ostacoli composto da diverse prove
da superare, cercando di farlo apparire ai figli come una eccezione
alla loro “normalità”. Ben, insomma, inconsciamente teme che
questa esperienza possa ammaliare i figli, temendo che possano
abbandonare la loro vita frugale nei boschi, attirati dal consumismo
e dalle comodità della società.
È in Bodevan, il
maggiore, che qualcosa si incrina: dopo aver sperimentato una
giornata da adolescente “normale”, innamorandosi di una coetanea,
il ragazzo inizia a capire che al di fuori del bosco in cui è
relegato c'è un mondo di opportunità (compresa l'università) che
lo aspetta e inizia a dubitare sull'operato del padre, che con la sua
ferrea educazione gli ha impedito di sapersi relazione con la gente.
Dopo un viaggio
avvincente, la famiglia arriva a destinazione e per Ben giunge il
momento di affrontare il suocero. La posizione di questi è netta:
impedisce a Ben di prendere parte al funerale della moglie e lo
minaccia di farlo arrestare e di allontanarlo dai figli. Dai piccoli
dettagli si può intuire che la famiglia di Leslie è benestante e,
forse, si sia fatta trascinare per amore da Ben nella sua folle
impresa di vivere nei boschi, a stretto contatto con la natura. Tutto
questo lo si può solo desumere, in quanto è la versione dei
genitori della donna. Di Ben, in effetti, non si sa assolutamente
nulla: non un indizio, nemmeno un minimo flash-back, che indichi il
passato o la storia dell'uomo, la sua vita precedente e cosa lo abbia
spinto ad abbandonare la società e vivere isolato.
A questo punto la
tensione è all'estremo e Ben sarà costretto a prendere una
decisione per salvaguardare il futuro dei figli, reo confesso di non
essere stato capace di venire a compromessi e aver dato ai figli una
vita equilibrata.
Il film è intenso, le
immagini dei paesaggi americani sono stupende, l'interpretazione di
Viggo Mortensen è credibilissima (l'attore ha studiato i libri dei
grandi filosofi che il suo personaggio osanna), così come quella dei
cinque ragazzi, che si sono preparati per le riprese allenandosi in
un parco avventura per apprendere le tecniche di sopravvivenza nei
boschi.
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