2015
Stefano Benni è un autore
poliedrico che si dedica alla cultura attraverso numerosi progetti. Non è
infatti solo scrittore di romanzi e racconti, ma è stato anche sceneggiatore,
poeta, regista e autore televisivo. A lui si deve il merito della pubblicazione
in Italia del romanziere, suo amico, Daniel Pennac (di cui trovate un articolo
sulla saga Malaussène qui e uno su Storia
di un corpo qui): fu lui infatti a convincere l’editore Feltrinelli a
promuove i romanzi dello scrittore francese.
Benni ci ha sempre abituati a
storie raccontante con uno stile molto particolare e personale, che punta
soprattutto su ironia e comicità (come non citare il celebre Bar Sport del 1976?), giochi di parole e
neologismi, senza privarsi mai di una critica velata – ma sempre presente –
alla società moderna attraverso una sottile satira.
Nella raccolta di brevi racconti Cari mostri (2015), Benni non priva il
lettore di nessuno di questi elementi stilistici, compresa l’aspra critica
all’uomo e alla società, ma lo fa attraverso un genere letterario a lui nuovo:
l’horror. L’autore si diverte a sperimentare in venticinque brevi storie
elementi come i mostri, la follia, il vuoto esistenziale, l’angoscia, la paura,
le bugie, l’omicidio, gli incubi, la mancanza di valori e scomoda anche Satana,
protagonista di uno degli episodi.
Le storie sono molto eterogenee:
si passa da un uomo che acquista un Wenge, un animale metà cane e metà pesce,
che porterà morte e violenza nella sua vita, a due ragazzine che sono disposte
a tutto pur di andare al concerto dei loro idoli; c’è anche una versione 2.0 di
Hansel e Gretel, che sfuggono alla strega che li vuole vendere ai pedofili;
Antonietta, pacata guida di un museo egizio, si trasforma invece in
imbalsamatrice pur di evitare la chiusura del suo reparto. E poi, ancora, la
storia di Falco Bianco e Corvo Nero, stregoni indiani che si contendono una
donna; un hotel infestato di fantasmi che si trovano durante serate danzanti,
con un chiaro rimando a Shining (sia
al romanzo di King che al film di Kubrick). Altro evidente rimando è nel
personaggio MJ, star della musica ormai sul letto di morte che racconta al suo
medico del patto tra suo padre e il diavolo, che rappresenta Michael Jackson.
Di personaggi ce ne sono molti
altri, e tutti diversi, ma le storie sono accomunate da angoscia e paura,
sentimenti viscerali che emergono dal profondo malvagio che – forse – c’è in
ognuno di noi. E se ci sono persone che sanno reprimere questa parte oscura,
altre la lasciano libera di esprimersi o la celano dietro una maschera,
incuranti delle conseguenze spesso letali, sia per se stesse che per gli altri.
Cimentandosi con il genere horror
e catapultando il lettore in un vortice di stati d’animo negativi e corrotti,
Benni riesce comunque a strappare un sorriso al lettore, seppure amaro, e a
descrivere in pochissime pagine storie complete ed evocative grazie a uno stile
asciutto e conciso.
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