Abbandonare ogni sorta di senso
logico e non imporsi limiti alla fantasia, ecco lo spirito giusto con il quale
guardare il film-musical Mary Poppins (1964)
di Robert Stevenson se si è già adulti.
Ricordo di aver guardato questo
film una volta, da piccolina, su una videocassetta a casa di una cuginetta,
poiché a casa mia – udite udite – non esistevano videoregistratore e vhs e la
tv la si guardava di rado. Eppure sono sopravvissuta e sono cresciuta comunque senza
traumi pur non essendomi sorbita tutti i film di Walt Disney come i miei
coetanei.
È vero, le favole targate Disney
sono abbastanza stereotipate e, per i miei gusti, ci sono troppe principesse in
rosa. Quando ero piccola, addosso a me un vestitino elegante si sarebbe subito
sporcato e nessuna acconciatura con fiocchi sarebbe durata più di un minuto.
Confesso che adesso, ormai
adulta, non disdegno però di guardare qualcuno di questi cartoni animati o film
Disney per capire che cosa mi sia persa durante l’infanzia.
Uno di questi è appunto Mary Poppins, del quale ho scoperto
alcune informazioni curiose riguardandolo poco tempo fa. La famosissima
super-tata londinese nasce dalla penna della scrittrice inglese Pamela Lyndon
Travers, di origini australiane, che aveva creato il personaggio di Mary
Poppins per donare un po’ si svago a se stessa e alle sorelline, alleviando
così il clima teso nel quale vivevano a causa dei problemi di salute della
madre.
Per continuare la lettura delle avventure di Mary Poppins, cliccate qui, di rimando allo rivista Libreriamo..
Nessun commento:
Posta un commento