Come promesso, ecco il mio racconto inedito Grinfia e il marziano, letto insieme a Enrico Viscardi, domenica 18 dicembre in occasione del Made With Christmas Love.
Buona lettura.
Grinfia e
il marziano
Questa che state per sentire è la storia di Grinfia, il primo abitante della Terra ad avere incontrato un marziano.
Mancavano
pochi giorni al Natale e Grinfia se ne stava a bighellonare per le
vie della città. La gente correva senza sosta da un negozio
all'altro per gli acquisti dell'ultimo momento e le strade erano
invase da chilometri di macchine ferme in coda.
Grinfia,
invece, passeggiava tranquillo sbirciando con occhio indifferente le
vetrine luccicanti.
La sua
indole, pacata e profondamente pigra, gli permetteva di non essere
contagiato dall'ansia altrui.
– Non
capisco perché si dannano l'anima in questo modo. Sembrano tutti
impazziti. Daniel, per esempio, non ha fatto che uscire quasi tutte
le sere: la cena con i colleghi, la pizza con gli amici, il ritrovo
con i cugini, lo scambio di auguri con i compagni di calcetto. Beato
me, che di amici non ne ho e posso fare quello che voglio.
Mentre stava
proseguendo la sua passeggiata spingendosi fuori dal centro, Grinfia
deviò in uno vicolo per svuotare la vescica.
Conclusa la
manovra, mentre il decoro che aveva lasciato sul muro stava colando
giù, colorando di giallo una pozzanghera di neve sciolta, si girò
per tornare sulla strada principale.
– Ora me
ne torno a casa, al calduccio, e mi spaparanzo sul....
Le parole
gli morirono sulla bocca, aperta a mezz'aria, mentre guardava il
fondo del vicolo. Qualcosa si muoveva tra i sacchi dei rifiuti
abbandonati.
– Ma che
diavolo succede laggiù?
Grinfia era
indeciso se tornare sulla strada o andare fino in fondo al vicolo per
vedere chi o cosa ci fosse. Alla fine prevalse la curiosità e
Grinfia si diresse verso il cumulo di immondizia.
Con cautela
smosse i sacchetti ed ecco che 'la cosa' che vi si dimenava sotto,
d'un tratto, si immobilizzò. Grinfia rimase sbalordito. Due grandi
occhioni blu lo stavano fissando, perplessi. Le braccia di
quell'esserino, corte e paffute, iniziarono a muoversi nella sua
direzione, come a volerlo toccare, ma Grinfia, disgustato,
indietreggiò.
–
Non avere paura – disse l'esserino – non ti farò
del male.
Tra
i rifiuti ci si aspetta di trovare topi, gattini randagi o, in casi
estremi, neonati abbandonati. Ma quello che Grinfia trovò quel
giorno non era nulla di tutto questo. Lo strano esserino, alto meno
di un metro e ricoperto da capo a piedi di una folta pelliccia verde
e dotato di quattro arti che parevano tentacoli, era un
extraterrestre.
Era
giunto da Marte in visita sulla Terra per studiare le forme di vita
intelligenti. Dopo aver viaggiato per deserti, giungle, montagne e
oceani, aveva deciso di fermarsi in una città, per studiarne le sue
creature.
–
Come ti chiami? – chiese il marziano con aria
amichevole.
–
Io sono Grinfia. Tu chi sei?
–
Mi chiamo PK444 e vengo da Marte. Sono qui in pace.
Grinfia
lo guardò scettico. Lo strano essere sembrava un peluche, così
morbido e piccolo.
–
Come faccio a sapere che non mi strangolerai con quei
tentacoli?
–
Ehi, per chi mi hai preso? Sono un marziano e la parola
data è sacra. Non funziona così anche per voi, qui sulla Terra?
–
Non sempre, in realtà. Siamo piuttosto individualisti
quaggiù.
–
Tu, però, mi sembri un tipo simpatico. Ti andrebbe di
mostrarmi come vivono i terrestri?
–
Va bene. Ma, prima, toglimi una curiosità: com'è che
capisci e parli la mia lingua?
–
Grazie a questo. – disse PK444 togliendo dalla bocca
una piastrina minuscola – E' un Poliglo-Traduktor. Basta attaccarlo
al palato e ti permette di parlare e comprendere il linguaggio di chi
hai di fronte. Per ora funziona solo
con
centosette lingue intergalattiche. I nostri ricercatori ne stanno
mettendo a punto una nuova versione, così noi PK potremo comunicare
con un maggior numero di forme di vita.
Grinfia
ascoltava il marziano con gli occhi sgranati. Stava forse sognando?
No, impossibile. D'accordo, la sera prima aveva fatto le ore piccole,
ma ricordava fin troppo bene di essersi svegliato quella mattina e di
essere uscito di casa. No, quello non era un sogno.
–
Scusa – disse PK444 – ti sto annoiando. Chissà
quante tecnologie avete già qui, sulla Terra.
–
Ehm... veramente non siamo proprio così evoluti come
pensi.. Anni fa qualcuno è andato sulla Luna, ma ancora oggi molti
credono che si sia trattato di una messa in scena.
–
Già, era il 20 luglio 1969. Detto tra noi, non è poi
così sbagliato quello che molti credono sull'allunaggio...
PK444
si accorse dello stupore suscitato in Grinfia, quindi ritenne
doveroso dargli ulteriori spiegazioni: –
Sai, noi PK prima di ogni viaggio intergalattico studiamo a fondo la
storia della popolazione a cui faremo visita.
–
Cosa è un PK?
–
PK sta per Poliglo-Komunicator. Viaggiamo per le
galassie alla ricerca delle civiltà per studiarne le tradizioni, la
lingua e il modo di vivere. Cerchiamo di metterci in contatto con gli
abitanti dei pianeti e instaurare relazioni intergalattiche per
promuovere la pace tra i popoli. Il sogno di PK000, il fondatore
della scienza di Poliglo-Komunication, è quello di creare una RSU,
Rete Solidale Universale.
Grinfia
ascoltava ipnotizzato la voce gentile di PK444, sempre più convinto
che lo strano marziano non avesse cattive intenzioni. Era anche
convinto che le sue parole fossero farneticazioni senza speranza.
Come diavolo credeva, quel piccolo peloso, di poter mettere d'accordo
tutte le popolazioni extraplanetarie –
ammessa la loro esistenza – quando gli uomini sulla Terra non
riuscivano a mettersi d'accordo nemmeno su quale colore usare per
dipingere la facciata di un condominio?
–
Tu, invece, di cosa ti occupi? – PK444 interruppe i
pensieri di Grinfia.
–
Io, ehm... Nulla di che. Al momento dormo sul divano di
Daniel. Condivido con lui il suo appartamento.
–
Allora – lo interruppe impaziente il marziano –
mi porteresti in giro per la città a vedere come si vive qui?
–
Beh, ok. Ma come farai a camminare tra la gente? Senza
offesa, amico, ma si spaventeranno tutti se ti vedono..
–
Useremo questo. – lo tranquillizzò il piccolo
marziano estraendo dalla pelliccia un mantello che pareva fatto di
plastica – E' un Poliglo-Cloak. Ogni PK
ne ha uno in dotazione. Indossandolo si diventa invisibili. Con
questo si può girare indisturbati e vedere da vicino ogni specie
vivente, senza che se ne possa percepire la presenza. Tieni,
indossane uno anche tu.
Grinfia
e il marziano si avvolsero nei loro Poliglo-Cloak e si diressero
fuori dal vicolo, verso la strada principale.
–
Se le mie ricerche non mi ingannano, qui da voi sta per
arrivare il Natale, vero?
–
Esatto. E, come puoi vedere, la gente sta impazzendo per
la corsa agli acquisti dell'ultimo minuto. Ogni anno la stessa
storia: tutti si ripromettono di non ridursi all'ultimo momento per
comperare i regali, ma ecco che, come sempre, le strade sono intasate
da ingorghi di automobili e gente spazientita che pare fuori di
testa.
–
Devono essere molto importanti, questi regali, se tutti
si impegnano così tanto – osservò il piccolo marziano.
–
In realtà per molti è un obbligo. Ci si sente in
dovere di fare un dono a tutti quelli che conosci, anche se non te ne
frega niente.
–
E tu, Grinfia, ne farai a qualcuno?
–
Io non ho nessuno, quindi niente regali. Sono un tipo
solitario, io.
Mentre
i due fissavano la strada ingrigita dalle nuvole di smog, una Ferrari
zigzagò tra le auto ferme in coda cercando di superare tutti.
–
Già, lo vedo. Dimmi, perché la gente usa ancora questi
veicoli così antiquati e inquinanti?
Grinfia
fece spallucce: – io nemmeno ce l'ho, la patente.
–
Noi marziani sfruttiamo un gas naturale, estratto dai
geyser della Pianura Orion, per guidare le nostre mini-astronavi. Qui
l'aria è irrespirabile.
–
Hai ragione, amico. Ormai siamo tutti intossicati da
questo schifo di smog. Senza contare i treni, gli aerei e le
fabbriche.
–
Vi servirebbero i nostri Convertitori Areali: enormi
generatori in grado di riciclare l'aria, rimettendola in circolo
pulita. Ma, tornando al Natale, spiegami cosa succede esattamente.
–
Beh, amico, io non mi entusiasmo molto per il Natale. Le
persone organizzano feste, incontri e scambi di regali, anche se nei
restanti giorni dell'anno magari si ignorano e nemmeno si parlano. Li
vedi lì, tristemente seduti attorno a una tavolata la sera della
Vigilia, il sorriso tirato, costretti a sopportare una zia antipatica
o un cugino odioso che non vedono mai.
–
Capisco – annuì PK444. – E perché ciascuno non
sceglie con chi passare questi momenti? Non è possibile evitare
tutto questo?
–
Credimi, è impossibile – Grinfia scuoteva la testa,
memore della telefonata che Daniel aveva ricevuto da sua madre per
obbligarlo a passare il Natale con il parentado al completo.
–
Vedo che c'è anche l'usanza di appendere dappertutto
queste luci colorate.
–
Esatto. Sono tutti in fissa per luminarie, alberi di
Natale, stelle, palline, Babbi Natale in miniatura. Addobbi, ovunque.
Cercano di abbellire ogni posto, fingendo per qualche settimana che
tutto sia scintillante come i festoni.
Grinfia
e PK444 camminavano sul marciapiede, protetti dai mantelli,
dribblando la folla che veniva loro incontro. Si fermarono davanti
alla vetrina di un negozio. Da
Mario,
delizie per ogni palato
recitava l'insegna in ferro battuto e avvolta in un serpente di
lucine gialle. Dall'altra parte del vetro era allestito un tavolo
traboccante di ogni delizia: panettone, pandoro, torrone, cioccolato,
frutta secca, biscotti, zampone con lenticchie, ravioli, funghi,
pasta, tartine, insomma un tripudio di prelibatezze avvolte da
festoni sgargianti. Questa volta, a rimanere a bocca aperta fu PK444.
–
Tutto questo è il vostro cibo, vero?
–
Sì. La gente si siede a tavola e non solo deve
sopportare il parentado, ma deve anche ingozzarsi come un maiale e
mangiare tutto, dall'antipasto al triplo dolce, altrimenti la mamma e
la nonna non sono contente perché ti vedono sciupato.
–
Noi marziani mangiamo solo Red-Pil. Sono pillole rosse e
contengono la sintesi di tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno per
vivere in salute. Ne basta una e sei apposto per una settimana.
Grinfia,
di natura vorace e golosa, strabuzzò gli occhi. Al solo pensiero di
campare con una misera pillola alla settimana, il suo stomaco emise
un brontolio. Già pensava alla cena, quando PK444, meravigliato
davanti a un'altra vetrina, si inserì nei suoi pensieri indicando un
albero addobbato:
–
Come riuscite a far crescere gli alberi dai pavimenti?
Quale invenzione straordinaria vi permette di coltivare alberi senza
bisogno della terra?
–
Frena, frena, amico. Sono di plastica. Sono finti.
Sul
volto di PK444 calò un velo di delusione.
–
Plastica? Non ne avete già in abbondanza, qui sulla
Terra? Dai calcoli che ho fatto sulla longevità del vostro pianeta,
risulta che è destinato a vita breve. E una delle cause principali
del suo deperimento è proprio la plastica. Mi spiace dirtelo, caro
Grinfia, ma non siete messi molto bene. Nessuno ha ancora trovato
materiali alternativi non inquinanti?
–
Ehm, temo di no.
–
Noi, su Marte, sono secoli che usiamo il Bio-Iron e
abbiamo ridotto a zero le materie tossiche.
–
Credo che qui sulla Terra non siamo così intelligenti
come voi marziani credete.
–
No, no. Sono sicurissimo dei miei studi. Qui ci sono
forme di vita ultra raffinate.
–
Beh, meglio così – disse Grinfia, poco convinto.
I
due, sempre protetti dall'invisibilità dei Poliglo-Cloak,
continuarono a camminare per le vie della città. Mentre il viavai
di persone si affievoliva e il manto della notte scendeva sulle
strade, Grinfia e PK444 si scambiarono molte informazioni sulle
usanze dei rispettivi pianeti. Fu così che Grinfia venne a sapere
che i marziani vivono in gruppi parentali estesi e abitano in grandi
strutture eco-compatibili; il loro sistema immunitario è così
resistente che non si ammalano mai; la vita ha una durata media di
duecentodue anni e una marziana ha una media di dieci figli. Inoltre,
i marziani sono tipi molto pratici e semplici, ma hanno grande cura
della loro folta pelliccia verde, che lavano con uno speciale spray
alla molecola di clorofilla.
Persi
nella loro conversazione, i due arrivarono davanti alla casa di
Grinfia.
–
Questa è la casa in cui vivo.
–
Sembra accogliente – osservò il piccolo
extraterrestre.
–
Diciamo che non mi posso lamentare. E poi, Daniel, è
così gentile con me.
Proprio
in quel momento Daniel apparve sulla soglia, urlando il nome di
Grinfia.
–
E' meglio che vada, ora – disse Grinfia, rivolto a
PK444. Si tolse il mantello dell'invisibilità e si materializzo
davanti a Daniel che, felice di vederlo, esclamò:
–
Eccoti finalmente. Ma dove sei stato, gatto girovago?
Vieni dentro, che è l'ora delle crocchette.
Grinfia
si strusciò tra le gambe del ragazzo e, voltandosi in direzione di
PK444, lo salutò: – Spero di esserti stato d'aiuto, amico mio, e
che un giorno tu possa trovare la forma di intelligenza che stai
cercando qui sulla Terra.
Il
marziano alzò un tentacolo peloso in segno di riconoscenza e sorrise
compiaciuto, consapevole di aver passato un pomeriggio in compagnia
di uno degli esseri superiori che stava cercando.
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