di Philip Roth
2000
Da tempo speravo di avere
l'occasione per leggere finalmente un romanzo di Roth. Sommersa dai
libri sugli scaffali della mia libreria e che aspettano di essere
letti, insieme a quelli segnati sulla mia “lista dei desideri”,
avevo momentaneamente accantonato la speranza.
Ma ecco che La macchia
umana mi arriva tra le mani direttamente dal gruppo di lettura
che seguo nella biblioteca della mia città. Vi assicuro che quando a
ogni incontro viene svelato il romanzo per la volta successiva è
sempre una festa, ma se capitano un autore o un'opera sulla famosa
“lista” la gioia è ancora maggiore.
Philip Roth è
riconosciuto come uno dei maggiori scrittori contemporanei, un acuto
indagatore della realtà umana, nonché grande critico della società
americana. Ne La macchia umana Roth concentra la sua vena
accusatoria, realizzando un romanzo-bomba pronto a esplodere. La
storia del protagonista, Coleman Silk, mostra i limiti del genere
umano e le fragilità di un popolo falsamente perbenista.
Non a caso, infatti, le
vicende sono ambientate nel 1998, anno del Sexgate, lo scandalo
sessuale che travolse l'allora presidente Clinton e la giovane
stagista della Casa Bianca, Monica Lewinsky.
Il vecchio Silk è una
personalità di spicco nel mondo accademico di Athena, cittadina del
New England, nella quale è preside di facoltà presso la locale
università e in cui vive con la moglie. L'uomo è un forte punto di
riferimento per studenti e colleghi, eppure si rende colpevole di un
involontario atto che si trasforma subito in accusa di razzismo. A
fomentare l'accaduto interviene la giovane collega, Delphine Roux,
che ne approfitta per montare un caso senza precedenti e che
obbligherà Coleman ad abbandonare l'insegnamento. Come se non
bastasse, poco tempo dopo, sua moglie muore.
Coleman, deciso a
riabilitare la propria reputazione, chiede aiuto a uno scrittore,
Nathan Zuckerman (al quale è affidata la narrazione) per scrivere un
libro in cui raccontare la sua verità. Coleman infatti nasconde da
sempre un grosso segreto, che riguarda il suo retaggio e che lo
scagionerebbe da ogni accusa di razzismo.
Tra Nathan e Coleman
inizia a instaurarsi un rapporto di amicizia, eppure l'anziano
preside non riesce a darsi pace per la morte della moglie e le false
accuse. Egli tenta di alleviare la sofferenza cercando conforto tra
le braccia di Faunia, una ragazza analfabeta che è addetta alle
pulizie all'università e con gravi trascorsi di violenze domestiche
e sessuali, perpetrate prima dal patrigno e poi dall'ex marito, Les
Farley.
Con lui Faunia aveva
creato una famiglia, distrutta poi tragicamente in un incendio. Les,
uomo violento e reduce del Vietnam, non ha mai perdonato la moglie,
incolpandola della morte dei loro figli.
Non tutti sembrano
d'accordo sulla relazione tra Coleman e Faunia. Delphine Roux, che
non condivide la grande differenza di età tra i due amanti e la loro
diversa estrazione sociale, ne è disgustata ed è decisa a punire,
in nome di chissà quale distorto principio femminista, l'ex preside.
Anche Les Farley, sofferente di disturbi post traumatici da guerra, è
deciso a convogliare tutta la sua folle rabbia sulla coppia, fino al
tragico epilogo.
In realtà, quasi da metà
romanzo si può intuire quale sorte toccherà a Coleman, eppure la
costruzione dell'intreccio eseguita da Roth è magistrale: semina nel
testo indizi e rivelazioni senza darne subito una spiegazione; avendo
già intuito cosa accadrà, il lettore diventa così avido e, pagina
dopo pagina in un climax di tensione, vuole arrivare al fatto
compiuto e saperne i dettagli.
La costruzione dei
personaggi è molto articolata e l'autore analizza l'animo di
ciascuno di essi, ricostruendone le vicende personali del passato che
li hanno resi ciò che sono. Si può così affermare che, sebbene il
protagonista sia Coleman Silk, a più riprese nei vari capitoli, lo
sono anche un po' tutti gli altri personaggi.
Attraverso di loro,
Philip Roth realizza un quadro chiaro e realistico della società
americana, sgonfiando il mitico “sogno americano”, per svelare
una realtà fatta di razzismo, ipocrisia, solitudine, conformismo,
arrivismo accademico e strascichi psichici dei soldati lasciati dalle
“gloriose” guerre combattute per portate la democrazia. In
sintesi, il falso moralismo, quello dell'America in cui “si fa ma
non si dice” (e stupido Clinton a essersi fatto beccare, doveva
stare più attento).
Come spiega Faunia –
che non è sciocca come tutti credono – la macchia umana è insita
in ciascuno di noi, è qualcosa che ci contagia stando a contatto con
i nostri simili e che trasmettiamo al prossimo. La macchia si propaga
e contamina la natura e la bellezza primitiva del mondo, finché esse
saranno distrutte completamente.
Consiglio vivamente la
lettura di questo romanzo. Pagina dopo pagina si impara a conoscere a
fondo ogni personaggio, anche se permane il dubbio su chi di loro si
possa salvare veramente.
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