Ho avuto la fortuna di leggere Trainspotting di Irvine Welsh da
adolescente. Avere questo romanzo tra le mani è stato per me illuminante perché
mi ha permesso di conoscere un filone alternativo alla narrativa ordinaria – e
spesso banale – che si legge solitamente. Il romanzo, pubblicato nel 1993, è
una finestra che si apre su un mondo fatto di storie cruenti, realistiche e
grezze; storie di persone povere, spesso ignoranti, annoiate ma non per questo
prive di sentimenti.
Dal romanzo è stato tratto
l’omonimo film, diretto da Danny Boyle e uscito nel 1996, che vanta una colonna
sonora all’altezza delle grandi aspettative, grazie a Iggy Pop, Damon Albarn,
Lou Reed e Underworld, che ben si adatta alle atmosfere cupe e a tratti
esilaranti della storia (esattamente come gli alti e bassi di un
tossicodipendente).
Irvine Welsh, scrittore scozzese
che ha vissuto in prima persona la rivoluzione punk nella Londra di fine anni
Settanta e la sperimentazione delle droghe sintetiche, riversa nel romanzo il
suo background fatto di esperienze illegali,
risse, violenza, tifo calcistico sfrenato, povertà e disoccupazione nella
Edimburgo degli anni Ottanta.
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