sabato 28 febbraio 2015

THE TREE OF LIFE




di Terrence Malick
con Brad Pitt, Sean Penn e Jessica Chastain
USA, 2011



“Ci sono due vie per affrontare la vita: la via della Natura e la via della Grazia”. Sono queste le parole con cui una madre spiega al figlio, Jack, il significato della vita. Il regista, Terrence Malick, accompagna lo spettatore in una sequenza mozzafiato di immagini visionarie che cercano di spiegare il senso della presenza dell’uomo sulla Terra e la sua impotenza dinnanzi alla magnificenza e all’implacabilità della Natura, tanto generosa nel dare la vita, ma altrettanto crudele nel toglierla.
Incontriamo Jack ormai adulto: è un uomo affermato e di successo, ma non trasmette sicurezza, anzi, il suo vagare confuso e frastornato per la città comunica un senso di forte disagio, accompagnato da un suono ovattato che copre tutti i rumori e i suoni della strada, quasi che egli voglia estraniarsi dal mondo. E infatti la sua mente inizia a vagare in un susseguirsi di flashback che lo riportano alla sua infanzia, negli anni Cinquanta, trascorsa in una piccola cittadina insieme ai genitori e ai due fratelli minori. La vita di Jack è stata segnata dall’educazione del padre, un uomo autoritario e aggressivo che non esita a ricorrere alle maniere violente per insegnare ai figli che devono farsi rispettare in un mondo pieno di gente senza scrupoli. Il padre pretende dai figli rigore, disciplina e obbedienza, oltre a gesti di affetto – che nella sua visione rientrano nei doveri dei figli verso il genitore – come il bacio della buona notte. Questa è l’unica forma di amore che Mr. O’Brien conosce. Agli antipodi, invece, la madre: donna remissiva e sottomessa al marito, dolce e  amorevole verso i figli. La madre insegna loro il vero significato della famiglia e dell’amore, che vince su tutto, anche sul dolore per la perdita prematura del figlio minore. La madre affronta la vita seguendo la via della Grazia, caratterizzata dalla dolcezza e dalla compassione; il padre secondo la via della Natura, dove predomina l’istinto per la sopravvivenza.
In un turbinio di immagini evocative prive di dialogo e accompagnate dalle voci fuori campo di Jack, della madre e del padre, allo spettatore viene mostrato un pezzo di vita di una famiglia qualunque. La loro esistenza, seppur vissuta intensamente da ciascuno di loro, è solo una microscopica e insignificante presenza nella storia della Terra: ce lo dimostrano le suggestive immagini che illustrano l’evoluzione delle specie viventi, dagli elementi naturali, ai primordiali organismi cellulari sino ai dinosauri. La Natura fa il suo corso, indipendente dalla presenza dell’uomo, che è solo una delle tante specie che popolano la Terra, esattamente come i dinosauri prima di lui e, chissà, forse destinato ad estinguersi come loro tra milioni di anni. La Natura e la Terra continueranno ad esistere; a  testimonianza di ciò vi è l’albero della vita, una pianta maestosa che si erige a presenza costante in tutte le epoche, sin dalle ere più antiche e che ritroviamo vicino alla casa degli O’Brien in tutta la sua magnificenza. L’albero rimane immobile e immutato, presenza costante e testimone del susseguirsi delle ere geologiche e dell’evoluzione della specie. Anche l’acqua, simbolo di movimento e mutamento, è un elemento costante: ambiente che genera i microrganismi primordiali prima, luogo di morte per un coetaneo di Jack in seguito.
Tornato bruscamente al presente, Jack viene proiettato in una dimensione onirica: si trova su una spiaggia in riva al mare, ove ritrova le persone della sua infanzia che si immergono felicemente nell’acqua, simbolo di purezza e di rinascita. Egli ritrova anche i genitori e i due fratelli. Jack può ora ricongiungersi al fratello morto e riconciliarsi con il padre, espiando il peccato di aver desiderato la sua morte in gioventù.
Un film intenso, allegorico e ricco di simboli, che intreccia temi come la piccolezza dell’uomo nel disegno dell’universo e le conseguenze che i rapporti conflittuali con i genitori possono generare nei figli.