lunedì 15 febbraio 2016

LA VITA SESSUALE DELLE GEMELLE SIAMESI

di Irvine Welsh
2014

Ammetto che Irvine Welsh è da sempre uno dei miei autori preferiti, ma La vita sessuale delle gemelle siamesi è il romanzo con la “R” maiuscola che stavo aspettando da lui. Personaggi svitati, narrazione incalzante a più voci, colpi di scena e critica feroce alla società ricordano molto Trainspotting (1993), il suo romanzo che prediligo da sempre (qui ne trovate la recensione). I due romanzi, seppur simili, sono molto diversi.
Forse per la prima volta, Irvine Welsh sceglie esclusivamente personaggi femminili per portare avanti la storia, mentre gli uomini, tutti negativi, sono solo di contorno (e di intralcio alle donne).
Inoltre, qui non siamo nella ventosa e piovosa Scozia, ma nell’assolata Miami, la mecca del fitness, dell’abbronzatura e del culto dell’immagine. Il luogo perfetto in cui vivere per la maniacale istruttrice di palestre alla moda Lucy Brennan. Pluripremiata atleta di varie arti marziali, questa giovane donna è ossessionata dal peso e dalla forma fisica. La sua vita è interamente dedita agli esercizi fisici e alla misurazione delle calorie. All’infuori dell’ambiente di lavoro non ha praticamene vita sociale, fatto salvo per gli incontri occasionali che consuma nel retro nei locali, con uomini o donne non importa, purché siano belli, magri e abbronzati.
La vita di Lucy è destinata a subire una svolta quando una notte sventa, a colpi di karate, un omicidio. La sua azione coraggiosa viene filmata sul cellulare da Lena Sorenson, un’artista obesa e in crisi, la quale manda il filmato alle tv locali. Lucy diventa immediatamente parte del circo mediatico della tv-spazzatura, con tanto di paparazzi alle calcagna, e si prospettano per lei fama e celebrità e la proposta di conduzione di un reality show.
Il caso di Lucy Brennan riesce persino a offuscare – ma solo per poco – l’altro caso mediatico, quello delle gemelle siamesi dell’Arkansas, che hanno portato in tv il loro dilemma: tentare la separazione tramite intervento chirurgico per permettere a una delle due di avere una vita sessuale normale con il fidanzato o rimanere unite per evitare la morte quasi certa di una di loro?
Mentre Lucy cerca di destreggiarsi tra falsi amici e l’invadenza dei giornalisti, Lena Sorenson la contatta per tornare in forma. Lucy accetta la sfida ma, dato il poco impegno di Lena, arriverà a escogitare un piano diabolico per costringerla a raggiungere il suo peso ideale. Il piano di Lucy prevede di imprigionare Lena in un appartamento, costringendola a mangiare solo cibo sano e a fare attività fisica senza sosta.
Durante le settimane di prigionia Lucy imparerà a conoscere Lena, ma sarà soprattutto Lena a conoscere finalmente la vera se stessa e ad ammettere tutti gli errori che l’hanno portata all’obesità e all’infelicità. Ci saranno anche molti colpi di scena, che ovviamente non voglio svelarvi, che porteranno le due donne a intrecciare un rapporto simbiotico e morboso, proprio come quello che lega le gemelle siamesi dell’Arkansas. Non solo la vita di Lena, infatti, viene messa in discussione, ma anche quella dell’ossessiva e razionale Lucy verrà ribaltata, scavando nella sua anima e nel suo passato.
L’evoluzione dei due personaggi femminili è notevole, ma si dipana al lettore in maniera graduale, grazie agli espedienti narrativi di svelamento e colpi di scena abilmente inseriti da Welsh nel racconto. Un racconto che è a più voci, come già ci aveva abituati con Trainspotting. Ma, questa volta, non ci sono solo i flussi di coscienza dei personaggi a farci conoscere i loro pensieri diretti. L’autore infatti ricostruisce il loro vissuto attraverso diverse forme di narrazione (ciascuna contraddistinta graficamente da un font diverso), come e-mail, pagine di diario, articoli di critici artistici e flash back, e grazie alle quali il lettore può farsi un’idea dei personaggi.
In questo romanzo, dal quale trasudano il calore del sole di Miami e il sudore delle corse sul tapis roulant, la narrazione si tinge di un linguaggio grezzo, schietto, diretto che rasenta il genere pulp, in una commistione con l’erotico, esaltato dai pensieri lesbici di Lucy, che è spinta da un’incredibile libido.
Oltre che a essere un capolavoro di stile, narrazione e costruzione dei personaggi, La vita sessuale delle gemelli siamesi è anche una feroce critica alla società moderna monopolizzata dal culto dell’immagine e dall’apparire, alimentato dalla tv-spazzatura che illude regalando i quindi minuti di celebrità di cui sembra non si possa fare a meno per sentirsi realizzati oggigiorno.
Insomma, la profezia di Andy Warhol su apparenza, superficialità e omologazione si è avverata nel peggiore dei modi.





Carol, storia di un amore impossibile



L’etera Cate Blanchette sta diventando una delle mie attrici preferite di questo periodo. Pluripremiata ai Golden Globe e agli Oscar come migliore attrice non protagonista con The Aviator (2004, di Martin Scorsese) e come attrice protagonista con Blue Jasmine (2013, di Woody Allen), è nuovamente candidata a questi prestigiosi premi con il suo ultimo film, Carol, uscito nel 2015 e diretto da Todd Haynes.
Il film è tratto dal romanzo Carol (conosciuto anche col titolo The Price of Salt – Il prezzo del sale) dell’autrice americana Patricia Highsmith. La scrittrice pubblica la storia d’amore tra due donne, Carol e Therese, per la prima volta nel 1952 con lo pseudonimo di Claire Morgan a causa della tematica trattata, l’amore lesbico, ancora tabù negli anni Cinquanta.
Il romanzo è stato rifiutato dalla casa editrice per cui Patricia Highsmith aveva già pubblicato un libro, proprio per la scottante tematica. Dopo aver trovato un nuovo editore, il romanzo viene accolto con enorme successo di pubblico, costituito soprattutto, a detta dell’autrice, di un ampio pubblico gay. Sono numerose inoltre le lettere che la stessa riceve dalle sue ammiratrici lesbiche, che la ringraziano dell’emozionante storia d’amore a lieto fine tra le due protagoniste, laddove all’epoca i romanzi di questo genere avevano sempre un finale tragico, a voler sottolineare l’immoralità di una relazione omosessuale. 
Per scoprire come si evolve la storia di Carol e Therese, proseguite la lettura cliccando qui, al link della rivista Libreriamo.

Il piccolo principe e l’importanza di riscoprirsi bambini, dal libro al film



Ritornare bambini guardando il film Il piccolo principe: è quello che mi è successo, e credo anche a tutti gli spettatori che gremivano la sala, soprattutto a quelli che si sono lasciati scappare una lacrimuccia durante il finale.
Questo film d’animazione, diretto da Mark Osborne e uscito nel 2015, è l’adattamento cinematografico della celebre storia scritta da Antoine de Saint-Exupéry nel 1943.
Il piccolo principe è solo all’apparenza una favola per bambini. L’autore, in realtà, attraverso uno stile semplice e lineare riesce a descrivere il complicato mondo degli adulti visto dagli occhi di un bambino, il piccolo principe per l’appunto. Il candore e l’innocenza del racconto, però, ingannano: la storia è ricca di critiche indirette ai comportamenti negativi degli esseri umani, che vengono ridicolizzati con le domande garbate, ma insieme dirette, del piccolo principe.
Nel racconto di Saint-Exupéry, il narratore è un aviatore che evoca il suo incontro con il piccolo principe, avvenuto nel deserto africano. L’aviatore si trova sperduto nel deserto dopo aver avuto un incidente con il suo velivolo. Mentre cerca di riparare il guasto all’aeroplano, fa la sua comparsa un bambino dai capelli color dell’oro e dal viso angelico. Si tratta del piccolo principe, che si trova sulla Terra dopo aver affrontato un lungo viaggio per la galassia. 
Per conoscere la sua storia, proseguite oltre cliccando qui: troverete l'articolo completo che ho scritto per la rivista Libreriamo..