lunedì 2 luglio 2018

LADY BIRD



di Greta Gerwig
2017

Vedere questo film mi ha fatto ripensare alla mia adolescenza...e mi ha fatto tirare un respiro di sollievo per averla superata ed esserne ormai “fuori”. Certo, adesso sono nell'infausta fase quando-ti-sposi?/ quando-farai-un- figlio?/tic-tac-il-tempo-passa-e-non-sei-più-giovane, ma questa è un'altra storia.
Lady Bird – pluricandidato agli Oscar per migliore attrice protagonista (Saroise Ronan), miglior film, migliore attrice non protagonista (Laurie Metcalf), miglior sceneggiatura e miglior regista – mostra in maniera disillusa e sincera la delicata fase di passaggio dall'ultimo anno di liceo all'università della protagonista, Christine MacPherson, per tutti “Lady Bird”.
In America, è noto, l'ultimo anno di scuola costituisce un momento di forte stress, soprattutto per gli studenti che ambiscono a entrare nelle più prestigiose università: si deve avere un'ottima media, si devono avere molti crediti extra e si devono compilare i moduli di ammissione (sperando anche in una borsa di studio o un prestito), restando poi in ansia per mesi, prima di ricevere le tanto agognate lettere con il responso.
Se, oltre a ciò, si aggiungono anche le prime deludenti esperienze amorose, il timore di “fare da tappezzeria” al ballo di fine anno, gli scontri con i professori e una famiglia ben lontana da quella del perfetto prototipo americano, ecco che Lady Bird sembra la tipica adolescente americana ribelle e desiderosa di libertà.
La ragazza non è nemmeno perfetta: ha una media scolastica nella norma, ha pochissimi amici (anzi, una sola confidente), scruta con curiosità i compagni popolari e cerca di affermare la sua personalità stravagante imponendo a tutti il suo soprannome “Lady Bird”, che deriva dalla sua passione per i costumi con la testa a forma di pennuto.
Anche la sua famiglia non è eccelsa: la madre Marion ha un rapporto conflittuale con la figlia e non fa altro che riversare i problemi economici su Lady Bird, cercando di disilluderla sulla sua ambizione di studiare a New York; il padre Larry, disoccupato e depresso, si vede soffiare un'offerta lavorativa dal figlio Miguel, un ragazzo adottato dai MacPherson e con il quale Lady Bird litiga spesso.
Eppure, Lady Bird non è anonima e omologata come i suoi coetanei: nella sua originalità è ambiziosa, decisa, cinica quanto basta, ironica e mossa dalla voglia di evadere da Sacramento (California) per andare a New York e lasciarsi alle spalle la scuola cattolica che le è stata imposta dai genitori.
Greta Gerwig ci propone un'antieroina che è lungi dall'essere legata agli stereotipi hollywoodiani. Il film rispecchia perfettamente la sua protagonista: senza fronzoli, consapevole e privo di sentimentalismi melensi.
Si cresce e si matura, ma nuove sfide ti faranno sentire impreparato. I conflitti con i familiari possono affievolirsi, ma non potrai cambiare il carattere delle persone. Ci si può migliorare, ma la perfezione non esiste. Si possono raggiungere i propri obiettivi, ma con fatica e impegno. Coltivare i propri sogni è lecito, ma bisogna scontrarsi con i problemi della quotidianità.
Tutto questo vale per Lady Bird e gli adolescenti in generale, ma anche per i genitori e gli adulti.
Lady Bird ricorda allo spettatore che siamo stati tutti adolescenti con la voglia di fare e disfare, scappare lontano da casa, verso la libertà e che ognuno, in fondo, ha sempre pensato di non voler diventare, da grande, uguale ai propri genitori.
Un film che, nella sua semplicità, induce a una profonda riflessione sull'influenza che ha su ognuno di noi il carattere dei genitori.