lunedì 8 maggio 2017

VENIVAMO TUTTE PER MARE

 
di Julie Otsuka
2012

Un libro breve, che nelle sue poche pagine racchiude però decenni di storia ed eventi di cui, personalmente, non ero a conoscenza. Venivamo tutte per mare è un libro intenso e ricco di fatti che racconta le vicende di un gruppo di ragazzine giapponesi giunte per mare nell'America dei primi anni del Novecento.
La grande dote narrativa dell'autrice le permette di raccontare tramite un'unica voce corale una moltitudine di vicende che riguardano numerose ragazze, dando al lettore molti dettagli e informazioni sulla vita di tutte loro, senza tuttavia entrare nei dettagli di nessuna di loro.
Di queste ragazze sappiamo che salpano dal Giappone per raggiungere i loro futuri mariti (che hanno visto solo in fotografia), compatrioti che già vivono e lavorano in America e che hanno, a detta loro, raggiunto già una posizione sociale. Lo sguardo dell'autrice ci permette di cogliere le loro aspettative, le loro emozioni e le loro paure: hanno abbandonato il villaggio natìo per andare in un nuovo continente di cui non conoscono la lingua e le usanze. Nelle loro teste ronzano i consigli delle madri, che le hanno educate all'obbedienza e all'essere docili con i futuri mariti.
Al loro approdo negli Stati Uniti, però, il primo trauma: ad attenderle al porto non ci sono quei bei giovani affermati che hanno rimirato nelle fotografie, bensì uomini consumati dal duro lavoro nei campi e nelle piantagioni che vivono in totale povertà.
Le ragazze non hanno nemmeno il tempo di realizzare che sono state ingannate da famigerate agenzie di matrimonio, che arriva per loro il secondo trauma: un matrimonio lampo e la prima notte di nozze. Poche sono le fortunate andate in sorte a un uomo gentile; la maggior parte di loro viene brutalizzata e portata in un campo di raccolta di frutta o verdura a lavorare senza sosta sotto le direttive di un latifondista, mentre altre vengono impiegate come prostitute e altre ancora condotte in case lussuose per diventare le domestiche di qualche ricca signora “bianca”.
Accanto a loro, uomini di cui non sanno nulla – solo che vivono in povertà – e che lavorano come muli dall'alba al tramonto.
Le condizioni in cui vivono le ragazze condotte nei campi di raccolta sono forse le peggiori: alcune di esse vivono in baracche e altre ancora direttamente sotto gli alberi.
Ed è qui che partoriranno i loro figli, mentre altre saranno rispedite al mittente (ovvero le famiglie in Giappone) poiché non sono in grado di garantire al marito una prole.
Passano gli anni e queste ragazze sono ormai donne. Alcune di loro sono riuscite a trovare un punto di incontro con gli sconosciuti che hanno sposato, altre invece continuano a considerarli tali.
Nel frattempo molte di loro, con fatica e sacrificio, sono riuscite ad aprire una piccola attività con il marito e si sono create una posizione di rispetto nel quartiere degli immigrati, vivendo comunque in maniera morigerata.
Non dimentichiamo che siamo nell'America razzista e intollerante dei primi decenni del Novecento: i giapponesi devono subire gli stessi trattamenti degli afroamericani e di tutte le altre minoranze.
Nonostante le avversità quotidiane cui queste donne forti devono far fronte, tra le difficoltà economiche, la sottomissione ai mariti e la ribellione dei figli ormai grandi che vogliono vivere all'occidentale, molte di loro riescono a costruirsi una vita quasi normale tra lavoro e famiglia.
Eppure, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo: questa volta sarà un evento di portata storica a cambiare radicalmente quella vita tanto faticosamente conquistata. Nel dicembre del 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale in corso in Europa, l'America viene attaccata dall'esercito giapponese nella battaglia di Pearl Harbor e gli Stati Uniti entrano così in guerra. Da questo momento ogni migrante giapponese stanziato in America, seppur con cittadinanza americana, viene preventivamente deportato in campi di internamento siti per lo più nell'entroterra occidentale.
Anche le famiglie delle protagoniste del romanzo verranno costrette ad abbandonare quanto con fatica erano riuscire a costruire per andare, di nuovo, verso l'ignoto.
Si conclude così un romanzo breve ma denso di storia, che consiglio vivamente a tutti di leggere.