martedì 29 ottobre 2019

JOKER


di Todd Phillips
2019
[contiene spoiler]

Se non daranno l'Oscar a Joaquin Phoenix mi arrabbierò. E molto. La sua interpretazione in Joker è a dir poco magnifica e struggente.
Al di là del legame che il personaggio ha con il mondo dei fumetti e dei super-eroi – mondo che, personalmente, non mi ha mai attirato (ma, del resto, de gustibus non est disputandum) – questo film rappresenta un capitolo a sé che chiunque può guardare anche senza saper nulla riguardo Batman e compagnia bella.
Lo scopo del regista è di raccontare le origini di Joker, acerrimo nemico di Batman, eppure la storia della trasformazione di Arthur Fleck da psicolabile emarginato a folle re del crimine di Gotham City è un racconto a sé stante, che narra di emarginazione sociale, degrado urbano e violenza.
Già dall'inizio si percepiscono tensione e angoscia attorno al protagonista, un aspirante cabarettista fallito di Gotham (oscura metropoli che rappresenta la versione più torva dei bassifondi di New York) con disturbi mentali che ripiega sul lavoro di clown per sopravvivere.
Immediatamente arriva la prima scena di violenza selvaggia, con il pestaggio di Arthur, da parte di alcuni teppisti, degno dei Drughi di Arancia Meccanica (1971, Stanley Kubrick).
La violenza sembra essere l'unico linguaggio per comunicare il malessere delle fasce più povere della popolazione di Gotham, in cui ferve la campagna elettorale per l'elezione del nuovo sindaco.
Il candidato favorito è Thomas Wayne (padre del piccolo Bruce, futuro Batman), ricco e sprezzante uomo d'affari presso cui in passato lavorò a servizio la madre di Arthur, Penny.
La donna, che vive insieme al figlio in uno squallido appartamento il cui focolare è la tv perennemente accesa, scrive continuamente lettere a Thomas Wayne, chiedendogli un aiuto economico e vive ingenuamente nell'illusione che un giorno le risponderà.
L'unico che si prende cura della madre in modo amorevole è Arthur che, tra un incontro con lo strizzacervelli e squallide esibizioni da clown che non fanno ridere nessuno, condivide con lei la passione per lo show televisivo condotto da Murray Franklin. L'aspirazione di Arthur è diventare un grande comico come Franklin. Arthur ancora non lo sa ma, ben presto, diventerà molto più famoso di lui proprio grazie al suo programma.
La misera vita di Arthur non potrebbe andare peggio, dopo che sono stati annunciati tagli ai servizi sociali e dovrà quindi rinunciare alla sua terapia e ai farmaci.
Ma il peggio arriva con il licenziamento: viene infatti scoperto con una pistola durante un'esibizione per piccoli pazienti in ospedale e il suo capo lo caccia. Di ritorno a casa sulla metro, Arthur viene bullizzato da tre ragazzi in giacca e cravatta (una vera e propria reincarnazione dei Drughi di Kubrick, a mio avviso) che lo pestano selvaggiamente. Ma, all'improvviso, bang!
Arthur spara senza pietà ai tre damerini e fugge, con il volto ancora dipinto da pagliaccio per l'esibizione in ospedale. La polizia diffonde l'identikit del misterioso assassino con il volto di clown che, forte del fatto che i tre assassinati lavoravano per Wayne, diventa subito il simbolo della lotta contro il candidato sindaco da parte dei poveri di Gotham. L'assassino viene osannato come eroe dai manifestanti, che indossano maschere da clown durante le sommosse.
Dopo il triplice omicidio, Arthur guadagna fiducia in se stesso e la vita, finalmente, gli sorride: esce con Sophie, ragazza-madre che abita nel suo palazzo, si esibisce in un numero di cabaret in un locale e il suo idolo, Murray Franklin, lo invita a partecipare al suo show in tv.
Tuttavia, la situazione precipita nuovamente quando Arthur, per caso, legge una delle lettere che la madre scrive a Wayne. Apprende che Wayne è il suo vero padre e decide che è giunto il momento di riscuotere quanto gli spetta per essere il figlio del candidato sindaco di Gotham.
Arthur riesce a incontrare l'uomo e a spiegargli chi è, tuttavia il suo entusiasmo viene raggelato con le inaspettate rivelazioni di Wyane: Penny aveva disturbi mentali e adottò Arthur nella speranza di farlo passare per figlio illegittimo di Wayne e avere un tornaconto economico. Ma non è tutto: indagando sul passato della madre, Arthur scopre che fu internata in manicomio e, in seguito, permise al suo fidanzato di abusare di lui. Chi non sarebbe sconvolto dopo aver appreso questo sulla propria madre?
Eppure, il regista riesce a insinuare un dubbio sulla veridicità dei fatti: e se Arthur fosse veramente il figlio illegittimo di Wayne e Penny fosse stata internata per insabbiare l'accaduto? Se così fosse, Joker e Batman sarebbero fratellastri, uno cresciuto nell'agio e l'altro nella povertà.
Potrebbe essere, a mio avviso, un'ipotesi plausibile, dato che a un certo punto la realtà e la fantasia si confondono: scopriamo che Arthur non ha mai avuto nessuna relazione con Sophie e quindi, come facciamo a essere sicuri che tutto quello che abbiamo visto fin'ora sia realmente accaduto e non sia frutto dei desideri e della mente folle di Arthur?
Quello che è certo è che Arthur crede alla versione di Wayne e decide di mettere in atto un folle piano da cui nessuno dovrà uscirne vivo.
Da insicuro clown, Arthur si trasforma in Joker, spavaldo omicida dai capelli verdi in completo rosso che gira per le strade in subbuglio di Gotham, inseguito da poliziotti inetti che se lo lasciano sfuggire.
La sua trasformazione è straordinaria, e non mi riferisco solo all'aspetto esteriore: il camaleontismo dell'espressività di Joaquin Phoenix è da Oscar!
Joker è ormai diretto verso la meta finale, gli studi televisivi dello show di Franklin, il quale è ignaro che la sua fine è vicina.
Dopo aver messo in scena un omicidio in diretta, per la gioia dello share, Joker viene eletto a idolo delle folle in rivolta e osannato come capo assoluto di Gotham.
Fuggito dal manicomio in cui tentanto di internarlo, inizia così la leggenda del Joker che tutti conosciamo.
Eppure, non si dissolve il dubbio che possa essere tutto frutto della mente distorta di Arthur.
Possibile che Murray lo abbia veramente invitato al suo show? Ha davvero avuto il coraggio di sparare ai tre damerini nella metro? La folla lo ha aiutato a fuggire dalla polizia, osannandolo come una divinità eretta sul cofano della volante distrutta da alcuni manifestanti mascherati?
L'ipotesi è avvalorata dalla scena finale, quando un'assistente sociale del manicomio gli chiede di raccontale la barzelletta che lo fa tanto ridere e lui le risponde che non la capirebbe. A questa parole si alternano le immagini dell'omicidio di Wayne e della moglie in un vicolo a opera di un manifestante mascherato da Joker, sotto gli occhi del piccolo Bruce. Subentra poi la voce soave di Frank Sinatra che canta That's Life accompagnando i passi che lasciano impronte insanguinate di Joker che corre tentando la fuga dal manicomio.
Siamo sicuri che “il” Joker sia effettivamente Arthur Fleck?