lunedì 9 marzo 2015

BIRDMAN (OR THE UNEXPECTED VIRTUE OF IGNORANCE)



di Alejandro González Iñárritu
con Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone e Naomi Watts
USA, 2014

Hollywood vs Broadway, l’eterna rivalità tra il cinema e il teatro americani. È questo il tema principale che il regista messicano Iñárritu mette in scena in Birdman, svelando allo spettatore i limiti, le follie e il lato oscuro che si celano dietro le due realtà.
Riggan Thompson è una star cinematografica ormai decaduta: un tempo famoso per il personaggio di Birdman, supereroe alato protagonista di un film blockbuster, si trova ora a voler dimostrare al pubblico di avere delle doti di recitazione e di essere un vero attore. L’occasione della rivalsa è uno spettacolo teatrale, al quale prendono parte diversi attori, tra cui la dolce Lesley, il cui sogno è sempre stato il grande debutto sul palco, e Mike Shiner, uomo irruento e avvezzo all’improvvisazione in scena.
La tensione tra il cast è palpabile: si prova freneticamente, senza sosta, in vista delle tre anteprime e della prima, alla quale sarà presente la critica del New York Times. A mettere a dura prova Riggan ci sono anche la figlia Sam, giovane ex-tossicodipendente che rinfaccia al padre di essere stato sempre assente, la sua nuova compagna, che fa parte del cast, e la ex-moglie. Ma non ci sono solo le tre donne ad assillare e tormentare Riggan; nella sua testa c’è la voce di Birdman, che cerca di dissuaderlo dalle fatiche della recitazione teatrale per convincerlo a tornare al cinema per riguadagnare la fama perduta attraverso un sequel del blockbuster. Riggan non solo sente Birdman, ma lo vede anche.
Irrequieto, stanco, fisicamente e mentalmente provato, Riggan arriva finalmente al debutto della prima dello spettacolo (le tre anteprime sono un disastro a causa di Shiner). La prima avrà un successo clamoroso e Riggan Thompson sarà catapultato nuovamente nell’olimpo delle star, ma questo non grazie alle sue doti recitative, bensì a un cuop de théâtre che egli riserva agli spettatori presenti in sala (e a quelli che stanno guardando il film).
In questo complesso film, Iñárritu ci svela gli ingranaggi della macchina di Broadway e di Hollywood. Queste macchine possono essere fatali, se non mortali, per gli attori, che vengono schiacciati dai meccanismi che le alimentano, in primis il business e il successo. Questo aspetto è molto più palese a Hollywood. Il cinema si innalza a demiurgo e, come un dio creatore, sforna a ritmo incessante una star dietro l’altra, catapultandole tutte, ma solo momentaneamente, nella dimensione della celebrità. Solo i migliori vi rimangono, gli altri vengono cacciati e banditi dal regno, indegni di convivere accanto ai veri talenti, coloro cioè che hanno doti quali bellezza e talento e che piacciono al pubblico di massa.
Anche Broadway, i cui attori spesso guardano ai divi del cinema con disprezzo, non ha scrupoli: lo dimostra lo stesso film Birdman, che ben descrive la vita di teatro dietro le quinte. Dal film traspaiono infatti la frenesia, la tensione, la rivalità che aleggiano tra gli attori e gli operatori dietro le quinte. Anche a Broadway, nonostante i sacrifici degli attori e il lavoro della troupe, il successo dello spettacolo è decretato dal dio denaro; lo dimostrano infatti gli investimenti economici del produttore e di Riggan stesso, disposto a “giocarsi” la casa destinata alla figlia. Non solo: sul capo di attori e produttori pende la spada di Damocle della critica, che con i suoi giudizi lapidari può stroncare o celebrare uno spettacolo.
Il film Birdman è spietato: il regista ci descrive lo stato in cui versa impietosamente una vecchia star decaduta del cinema – con problemi di stress, alcol e soldi – alla ricerca di una rivincita. Chissà, forse Riggan avrebbe veramente dovuto accettare di fare un reality o un altro blockbuster? Ironia della sorte, nella sua opera cinematografica Iñárritu beffeggia il mondo di Hollywood, che premia il film con ben quattro Academy Awards!
 


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